Sebbene il suo nome sia piuttosto poco conosciuto, il morbo di Dupuytren rappresenta una delle forme di deformità della mano più comuni.

Cos’è il Morbo di Dupuytren?

Il Morbo di Dupuytren è un disordine fibroproliferativo benigno del palmo della mano che determina una progressiva contrattura in flessione delle dita. Si tratta di una patologia ad incidenza molto variabile, che viene osservata con maggior frequenza nella popolazione Caucasica del Nord Europa.  L’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età, con un picco tra i 40 e i 50 anni, e tende ad insorgere più precocemente nella popolazione di sesso maschile.

Quali sono le cause del Morbo di Dupuytren?

Si tratta di una patologia con eziologia multifattoriale in cui si riconoscono molteplici fattori di rischio, quali disordini del metabolismo, fumo, alcol e traumi da vibrazione. Sembra esserci una maggiore incidenza nei lavoratori manuali e, inoltre, si sospetta una possibile componente genetica ereditaria. Quello che si verifica è fondamentalmente un inspessimento e retrazione dell’aponeurosi o fascia palmare (elemento costituito da tessuto connettivale e collagene), che comporta inizialmente la formazione di noduli sottocutanei non dolorosi, progredendo poi, con velocità molto variabile, con la formazione di corde anelastiche che accorciandosi determinano la flessione delle dita.

Quali sono le conseguenze del morbo di Dupuytren sulla vita di chi ne è affetto?

Non si tratta di una patologia dolorosa ma invalidante, in quanto negli stadi avanzati la contrattura in flessione delle dita compromette l’abilità del soggetto nell’afferrare gli oggetti e nell’eseguire lavori manuali fini.

In cosa consiste il trattamento del morbo di Dupuytren?

Nello stadio iniziale, caratterizzato soltanto dalla presenza di noduli senza flessione delle dita, è bene astenersi da qualsiasi trattamento chirurgico, onde evitare il rischio di recidiva. Nello stadio I, caratterizzato da una flessione delle dita inferiore a 45°, trova ancora indicazione la cordotomia ad ago, che consiste in una tecnica mini-invasiva eseguita in anestesia locale in cui si seziona la corda con un piccolo ago in maniera percutanea. Negli stadi I-II, con flessione del dito inferiore a 90°, è oggi possibile l’infiltrazione con una nuova sostanza: si tratta di una collagenasi che agisce selettivamente sul collagene delle corte fibrotiche, preservando l’integrità dei fasci fascolo-nervosi e delle strutture tendinee. Questa sostanza, che viene estratta da un batterio, permette la lisi della corda e la sua rottura, mediante apposite manovre, a distanza di 24-48h. Il ricorso alla chirurgia, che consiste nell’asportazione del tessuto aponeurotico patologico, deve essere valutato caso per caso e può essere complementare all’infiltrazione di collagenasi.

Cosa bisogna aspettarsi dopo l’intervento?

Come tutti gli interventi, esistono delle complicanze, con un rischio tanto maggiore quanto maggiore è il grado di malattia. Oltre al rischio di lesioni nervose e vascolari, associate sia alla chirurgia cha all’infiltrazione di collagenasi, può verificarsi un vasospasmo quando il dito viene esteso dopo essere rimasto retratto in flessione per lungo tempo. Qualora vi siano delle aderenze tra l’aponeurosi fibrotica e la cute, quest’ultima può essere lesionata. Non sempre è possibile recuperare l’estensione completa del dito interessato e, purtroppo, esiste un rischio di recidiva.

Il paziente andrà poi incontro ad un periodo di riposo necessario per la guarigione cutanea, all’utilizzo di tutori specifici per l’estensione del dito ed ad un ciclo di fisioterapia, con tutti con tempi variabili in funzione del trattamento eseguito.

 

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