L’infarto è la necrosi di un tessuto o di un organo che non ricevono un adeguato apporto di sangue e ossigeno dalla circolazione arteriosa. Generalmente con il termine “infarto” ci si riferisce all’infarto del miocardico, con il quale si intende la necrosi di una parte del muscolo cardiaco a seguito dell’ostruzione di una delle coronarie, arterie deputate alla sua irrorazione.

È opportuno specificare, tuttavia, che esistono diversi tipi di Infarto che riguardano diversi organi del nostro corpo. Vediamo nello specifico l’INFARTO INTESTINALE!

L’infarto intestinale è un evento scatenato dalla diminuzione o dalla completa interruzione dell’apporto di sangue a livello dell’intestino. Nella maggior parte dei casi sono coinvolte le arterie che vascolarizzano gli organi addominali, anche se l’ostruzione può talvolta colpire le vene, causando disturbi della circolazione a monte dell’ostacolo, oltre che a valle. Il mancato apporto di sangue danneggia la parete intestinale, che andrà quindi incontro a ulcere e a sanguinamenti.

L’infarto può interessare l’intestino tenue o il crasso, comportando dei quadri clinici differenti, con caratteristiche solo in parte sovrapponibili.

  • L’ischemia mesenterica acuta interessa l’intestino tenue.
  • L’infarto del colon (o colite ischemica) riguarda l’intestino crasso, essendo rallentata o bloccata del tutto la circolazione a livello dell’arteria mesenterica inferiore.
  • L’ischemia mesenterica cronica è dovuta all’aterosclerosi a livello delle arterie mesenteriche. Può divenire acuta se la placca aterosclerotica ostruisce del tutto e in modo improvviso l’arteria.
  • La trombosi venosa mesenterica consiste infine nella formazione di un trombo a livello delle vene mesenteriche

I sintomi principali dell’infarto intestinale comprendono:

  • dolore addominale improvviso, più o meno intenso,
  • bisogno urgente di defecare,
  • diarrea incontrollabile,
  • emissione di sangue con le feci.

È una situazione di emergenza che richiede l’immediato intervento medico e, se necessario, chirurgico.

 Causa

Le possibili cause di ischemia mesenterica (intestino tenue) sono molteplici:

  • embolia arteriosa, che consiste in un frammento di una placca aterosclerotica (formata da colesterolo e da altre sostanze grasse) che si stacca da un’arteria distante e va a bloccarsi ostruendo le arterie di piccolo calibro, in questo caso, dell’intestino;
  • formazione di un coagulo (trombosi) nelle arterie o nelle vene mesenteriche;
  • insufficienza cardiaca o shock: tali condizioni non comportano un’ostruzione al flusso sanguigno, ma una riduzione dell’apporto ematico all’intestino (e agli altri organi);
  • abuso di sostanze (ad esempio la cocaina provoca un restringimento del calibro delle arterie).

Nella colite ischemica (intestino crasso, tra cui il colon) spesso non è possibile diagnosticare una causa specifica, ma può essere dovuta a:

  • tromboembolismo connesso a
  • fibrillazione atriale,
  • infarto del miocardio,
  • aterosclerosi,
  • vizi delle valvole cardiache
  • aneurisma dell’aorta addominale,
  • ipotensione(abbassamento della pressione), provocata da
  • shock,
  • traumi,
  • interventi chirurgici,
  • insufficienza cardiaca,
  • occlusioni non vascolari, come ad esempio
  • ostruzione intestinale,
  • ernia intestinale,
  • aderenze comparse in seguito a un intervento chirurgico,
  • massa tumorale.

Le condizioni che invece possono predisporre a trombosi venosa mesenterica sono:

  • ipercoagulabilità (dovuta a carenza dei fattori della coagulazione, policitemia vera, tumori, …),
  • sepsi, che comporta un rischio di coagulazione intravascolare disseminata,
  • malattie del tratto gastroenterico, come morbo di Crohn, colite ulcerosa, pancreatite,
  • tumori in grado di comprimere le vene,
  • pregresso intervento chirurgico in addome.

 

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio che predispongono allo sviluppo di infarto intestinale sono

  • età superiore ai 50 anni,
  • malattie cardiache, come pregresso infarto del miocardio, insufficienza cardiaca, aritmie,
  • impiego di farmaci come contraccettivi ormonali o quelli che agiscono dilatando i vasi sanguigni, come i farmaci utilizzati per le allergie e l’emicrania,
  • aterosclerosi e relativi fattori di rischio (ipercolesterolemia, fumo, diabete, ipertensione, obesità),
  • disturbi della coagulazione.

 

Sintomi

I sintomi dell’infarto intestinale variano in base all’entità e alla sede delle aree interessate; la colite ischemica, che è la forma più comune, si manifesta con:

  • dolore addominale da lieve a moderato, in genere sul lato sinistro,
  • spesso vi è impellente necessità di defecare,
  • feci emorragiche, con sangue rosso vivo o di tonalità più scura.

In caso di ischemia mesenterica acuta i possibili sintomi (non necessariamente sempre tutti presenti) sono

  • dolore addominale improvviso, più o meno intenso,
  • bisogno urgente di defecare,
  • diarrea incontrollabile,
  • emissione di sangue con le feci,
  • addome gonfio,
  • nausea e vomito,
  • febbre.

Qualora l’origine dell’infarto fosse una ridotta perfusione, come in caso di shock, sepsi, scompenso cardiaco, infarto cardiaco o aritmia, i sintomi dell’ischemia intestinale passano in secondo piano rispetto a quelli della causa che l’ha generata, tanto che in alcuni casi il paziente non avverte nemmeno dolore addominale.

Ischemia cronica

Si raccomanda di rivolgersi immediatamente ad un medico nel caso di:

  • dolore addominale sordo che insorge a 10-30 minuti dal pasto,
  • dolore addominale che peggiora nel corso delle settimane e dei mesi,
  • dolore che impedisce di mangiare normalmente, con conseguente perdita di peso.

Per qualsiasi dolore addominale intenso e improvviso, recatevi immediatamente in Pronto Soccorso.

Diagnosi

Il dolore addominale acuto è un sintomo comune a molte altre condizioni, per cui è importante effettuare una corretta diagnosi differenziale.

È importante per il medico svolgere un’accurata anamnesi per la ricerca dei fattori di rischio dell’ischemia intestinale e visitare il paziente con dolore addominale acuto. L’addome del soggetto colpito da infarto mesenterico è nella fase iniziale solo lievemente dolorabile alla palpazione. La sproporzione tra l’intenso dolore e la moderata dolorabilità deve far pensare a un infarto mesenterico. Successivamente, col progredire dell’ischemia e quindi dell’estensione delle aree infartuate, l’addome diviene francamente dolorabile alla palpazione da parte del medico.

Purtroppo non esistono esami del sangue specifici in grado di diagnosticare un infarto intestinale, ma in caso di sintomi suggestivi è utile la valutazione di:

  • Tempo di protrombina (PT), tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) e INR
  • Emocromo completo(utile a rilevare eventuale leucocitosi, diminuzione dell’ematocrito a causa del sanguinamento, …)
  • Parametri che possano mostrare acidosi metabolica, aumento dei livelli di amilasi o aumento dei livelli di lattato deidrogenasi (LDH)

Potranno eventualmente essere valutati

  • ecografia,
  • tomografia computerizzata (TC),
  • colonscopia che permette la visualizzazione diretta delle eventuale aree del colon danneggiate
  • angiografia (vedi terapia),
  • chirurgia esplorativa, se il sospetto diagnostico è fondato, per verificare la presenza di aree intestinali danneggiate e rimuoverle nello stesso intervento. Le zone infartuate si riconoscono, perché il loro colore non più roseo, ma tende verso tonalità più scure (viola, bluastro, nero), indice di lesione tissutale. Si tratta quindi di una procedura sia diagnostica che terapeutica

 

Cura

Esistono due approcci possibili a seconda che, in presenza dei sintomi dell’ischemia mesenterica di natura occlusiva, l’addome:

  • non sia dolorante o lo sia appena,
  • presenti spiccata dolorabilità.

Nel primo caso, si esegue un’angiografia, tramite inserimento di un catetere nell’arteria inguinale. Si fa progredire il catetere fino alle arterie intestinali e si inietta un mezzo di contrasto, che andrà a evidenziare un’eventuale ostruzione al flusso sanguigno. Una volta individuato il blocco, si può procedere alla somministrazione di farmaci anticoagulanti e trombolitici in grado di sciogliere il coagulo. In caso di insuccesso dell’approccio farmacologico, si procede all’intervento chirurgico.

Nella seconda evenienza, si sottopone immediatamente il paziente all’intervento chirurgico. A seconda dei casi si rimuove l’ostruzione vascolare o si procede a un bypass; qualora ciò non fosse possibile, si asporta il tratto dell’intestino colpito da ischemia.

Poiché il colon, al contrario dell’intestino tenue, possiede una vascolarizzazione ridondante tale che i vasi non occlusi sono in grado di supplire quelli occlusi, la sintomatologia in corso di colite ischemica è meno intensa ed è possibile una forma cronica di colite ischemica. Ne consegue anche che, nella maggior parte dei casi, è sufficiente un approccio conservativo, basato su:

  • somministrazione di liquidi per via endovenosa,
  • impiego di antibiotici, qualora fosse presente un’infezione,
  • digiuno in fase acuta.

A volte, tuttavia, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

In caso di ischemia non occlusiva (ipoperfusione dovuta a sepsi, shock, scompenso cardiaco, …), la terapia consiste invece nel correggere la causa che ha determinato ischemia intestinale, per esempio trattando lo scompenso cardiaco o infondendo liquidi per sollevare la pressione arteriosa.

Dopo la guarigione, in presenza di difetti della coagulazione, il paziente dovrà assumere farmaci anticoagulanti per lungo tempo o a vita.

Prevenzione

È possibile modificare alcuni fattori di rischio al fine di prevenire l’infarto intestinale, e cioè:

  • fumo: se fumate, cercate di smettere,
  • praticare esercizio fisico con regolarità,
  • basate la vostra dieta sui cereali integrali, verdura e frutta. Evitate i cibi grassi, zuccherati e conservati,
  • recuperate e mantenete il peso forma,
  • curate la patologia di base, se ne avete una (pressione alta, aritmie cardiache, ipercolesterolemia, condizioni di ipercoagulabilità, …).

 

 

FONTE:

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