Le fratture ossee possono essere considerate una delle principali malattie della terza età. Soprattutto le fratture del femore negli anziani, che si verificano purtroppo spesso e possono avere sensibili conseguenze sullo stile di vita del paziente da quel momento in poi. Le fratture del femore negli anziani interessano principalmente pazienti con un’età compresa fra i 70 e i 90 anni. In genere capita di più alle donne perché presentano più facilmente un quadro di osteoporosi.

Il femore si può fratturare in molti modi diversi, e non è detto che accada per forza dopo un trauma o una caduta. Con il tipo di frattura cambia anche il trattamento ma nella stragrande maggioranza dei casi si compone di due momenti fondamentali: l’intervento chirurgico e la riabilitazione post-intervento.

Frattura del femore negli anziani: come succede?

Dopo una certa età la densità delle ossa tende a cambiare e le fratture diventano più probabili. Per questo gli anziani sono spesso vittime di fratture, che si localizzano soprattutto al femore. Il femore è l’osso più lungo del corpo umano ed è anche il più resistente. Lo deve essere, perché unendo anca e ginocchio sopporta tutto il peso del corpo. Con l’avanzare dell’età, tuttavia, la resistenza diminuisce mentre il carico da portare no. Per questo le fratture si localizzano soprattutto al femore, ed in particolare nella parte alta, quella in prossimità dell’anca. Il femore da un punto di vista anatomico è diviso in tre parti. L’estremità prossimale è quella che si “unisce” all’articolazione dell’anca. L’estremità distale è invece quella vicina al ginocchio. Nel mezzo c’è il corpo del femore. È più probabile che il femore si fratturi nell’estremità superiore, quella prossimale. A seconda del punto dove si trova la frattura si parla di frattura della testa del femore, frattura del collo del femore, frattura del grande o piccolo trocantere e così via. La frattura del femore, come tutte le fratture ossee, può essere composta o scomposta. Se la frattura è composta le due parti dell’osso “divise” dalla frattura rimangono allineate. Al contrario la frattura è scomposta se i monconi ossei deviano rispetto alla posizione anatomica iniziale.

Frattura del femore spontanea nei pazienti anziani

Come anticipato, non sempre la persona anziana si frattura il femore dopo un evento traumatico. Certo, molte volte avviene dopo un trauma particolare, di cui la caduta è l’esempio più frequente. Ma accade anche, e ugualmente spesso, che nell’anziano il femore si fratturi con un semplice movimento di torsione. Certo, se questo succede, il paziente non è più in grado di mantenersi in piedi e cade. In questo esempio però la frattura è la causa della caduta, non ne è la conseguenza. Questo tipo di frattura è detta spontanea. Un altro quadro possibile è questo: la persona anziana inciampa e si frattura il collo del femore prima ancora di cadere a terra. Le fratture del femore negli anziani riguardano soprattutto le donne. Dopo la menopausa è infatti naturale che si avvii un processo di indebolimento della struttura ossea. Questo processo porta alla condizione di osteopenia oppure di osteoporosi. L’osteoporosi consiste in una perdita di massa ossea che a sua volta porta ad una perdita di resistenza. Ecco, quindi, perché la probabilità di frattura del femore, nelle donne anziane, è più alta.

I sintomi della frattura del femore

Quando la frattura del femore è spontanea, non sempre i pazienti immaginano subito a cosa è dovuto il dolore improvviso. Naturalmente fra i sintomi della frattura del femore il primo è il dolore. Ma vediamo anche gli altri sintomi, in caso di frattura del collo del femore (la più comune). Il dolore può essere localizzato ma anche irradiarsi all’inguine e addirittura arrivare fino al ginocchio. Il paziente inoltre non riesce a mantenersi in piedi e a camminare. Anche flettere o ruotare l’anca risulta impossibile. Si possono manifestare inoltre lividi e gonfiore intorno alla estremità prossimale del femore. A tutto questo si aggiunge un leggero accorciamento dell’arto fratturato, spesso con il piede “ruotato” verso l’esterno.

Conseguenze delle fratture del femore negli anziani

Non sempre le conseguenze della frattura del femore nelle persone anziane sono permanenti. Va detto però che in alcuni casi possono essere invalidanti. In ogni caso, tutte queste fratture vanno sempre trattate, e nel 90% dei casi chirurgicamente. Se non si interviene rapidamente c’è il rischio di infezioni. In altri casi si rischiano danni permanenti ai nervi o nelle situazioni più gravi conseguenze ancora peggiori. Per una persona anziana è molto impegnativo e difficile affrontare una frattura del femore, e rimettersi in piedi dopo l’intervento. Ci sono molti pazienti che hanno difficoltà a riprendere lo stile di vita che avevano prima. Oltre a questo, la rottura di un femore costringe a maggiore sforzo quello rimasto sano. Di conseguenza chi si rompe un femore ha più probabilità di fratturare anche l’altro negli anni subito successivi. È altrettanto importante sapere che ci sono anche pazienti anziani che affrontano egregiamente l’intervento e la riabilitazione e si rimettono completamente. La tenacia qui fa la differenza, e molti pazienti ne hanno da vendere. Per questo la prevenzione e uno stile di vita sano sono sempre importantissimi.

Femore rotto: l’intervento chirurgico

In caso di “femore rotto” (in medicina non si usa rotto ma fratturato) si procede nel 90% dei casi con l’intervento chirurgico. Il tipo di intervento cambia a seconda del tipo di frattura. Le fratture trocanteriche interessano una regione dell’osso vascolarizzata, dove cioè passa sangue. Quando ci sono queste fratture la chirurgia interviene per ricomporre la frattura e fissarla con una placca oppure più frequentemente un chiodo. Le fratture del collo del femore vengono invece trattate con una protesi. Incide sulla complessità dell’intervento anche il fatto di avere una frattura composta o scomposta. L’obiettivo è sempre quello di rendere il paziente prima possibile autosufficiente. I pazienti collaboranti ed in discrete condizioni fisiche possono iniziare a camminare già a 72 ore dall’intervento. Certo, con l’assistenza tecnica di un fisioterapista. Grazie al progresso medico e scientifico le fratture del femore non operabili sono sempre meno. In rari casi succede che la storia clinica del paziente o la presenza di una patologia non permettono di operare. Quando accade questo la guarigione richiede molto più tempo ed è più difficile ottenere un buon recupero. Rimane qui fondamentale (forse ancora di più) il percorso riabilitativo.

Frattura del femore: la riabilitazione

I tempi di recupero per la frattura del femore sono abbastanza lunghi e tanto dipende dalla riabilitazione. È l’ortopedico che ha eseguito l’intervento a dare le prime indicazioni sul protocollo di riabilitazione. Le indicazioni riguardano specialmente il carico che quella gamba può sopportare. In genere si inizia immediatamente, facendo cambiare spesso posizione al paziente. Poco dopo si passa alla riabilitazione a lettino (mobilitazione) e appena il paziente riesce a camminare, si prosegue in sala riabilitativa. La riabilitazione post-intervento inizia in ospedale e quasi sempre prosegue in un centro di fisioterapia esterno. Il recupero può richiedere due/tre mesi: è necessario lavorare molto bene per riacquisire sicurezza e stabilità nella camminata. A questo proposito il rinforzo muscolare è indispensabile. Se un paziente anziano ha di per sé i muscoli indeboliti, l’intervento chirurgico, per quanto meno invasivo possibile, non può che indebolirli ulteriormente. La riabilitazione aiuta inoltre a ridurre la possibilità di complicanze e a tutelare il femore “sano”.

La prevenzione può ridurre il rischio di rottura del femore?

Lo sappiamo, l’età non si può fermare e neanche l’indebolimento del nostro scheletro. Un pochino però con la prevenzione si può ridurre il rischio di rottura del femore. Il primo consiglio è quello di rivolgersi a medici specialisti per avere le giuste informazioni. Durante la visita l’ortopedico specialista potrà consigliarvi delle analisi o degli esami specifici per valutare la salute delle vostre ossa. Sulla base delle analisi potrà poi consigliare una qualche terapia, che sia farmacologica o fisioterapica. Esistono delle terapie per l’osteoporosi ad esempio. Con la fisioterapia invece si può migliorare l’equilibrio e mantenere una muscolatura forte, che aiuti il femore nel suo lavoro di sostegno.

Tutto questo va sempre unito ad uno stile di vita sano. Sono fondamentali una misurata attività fisica e una dieta equilibrata. Per le ossa è importante l’apporto di calcio tramite l’alimentazione! Da evitare sforzi e movimenti bruschi.

Un altro consiglio utile può essere quello di eliminare i tappeti, soprattutto da camere, corridoi e bagni.

 

 

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