Una riduzione della quantità o della qualità del sonno nuoce alla salute, diminuisce l’efficienza e la produttività diurne, mentre un buon sonno ripristina le energie spese durante il giorno.

Il sonno è un importante appuntamento quotidiano che garantisce il nostro benessere fisico e psichico durante tutto l’arco della giornata e rappresenta pertanto un fattore determinante di qualità di vita personale. Tuttavia, nella società moderna, basata sulla produttività e sui consumi, dormire è considerato, per certi aspetti, una perdita di tempo: “chi dorme non piglia pesci!”. La conseguenza è che molte persone dormono molto meno delle 7-8 ore necessarie (nell’adulto) ed accumulano negli anni un forte debito di sonno.

Lo sapevate? Esistono ben 60 diversi disturbi del sonno! Maschi e femmine ne soffrono in modo diverso. Vita sedentaria, depressione, menopausa favoriscono i disturbi del sonno che a loro volta favoriscono diabete di tipo 2 e sovrappeso/obesità. “Difficoltà ad addormentarsi, sonno agitato, risvegli notturni e sveglia anticipata sono sempre più frequenti e chiari segni di disturbi del sonno, indicatori importanti che impattano sulla salute fisica e psichica e sulla stabilità della coppia.

I disturbi del sonno dopo l’età fertile

A scattare la più recente fotografia sui disturbi del sonno dopo l’età fertile è Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna e di genere attraverso un’indagine, condotta da Elma Research su un campione di un determinato numero di uomini e donne. I risultati sono stati presentati all’apertura del 2° Congresso nazionale dell’Osservatorio “La donna e la coppia dopo l’età fertile – La salute che cambia: prevenzione, stili di vita, fragilità”.

I dati rivelano che 4 intervistati su 5 soffrono o hanno sofferto di disturbi del sonno e la metà del campione ritiene necessarie e salutari almeno 8 ore di riposo per notte anche se, di fatto, l’83% ammette di dormire al massimo 7 ore, con il 16% che ne dorme al massimo 5. Tra le diverse cause che impediscono un buon sonno, quelle più considerate sono lo stress mentale e i traumi, stile di vita e alimentazione non adeguatinonché stanchezza fisica, ma anche malattie e menopausa e invecchiamento.

Le possibili conseguenze dei disturbi del sonno

Si ritiene che i disturbi del sonno portino a molte conseguenze: psichiche per la maggior parte degli intervistati, in primisnervosismo e irritabilità, ma anche cattivo umore, assenza di lucidità e difficoltà di concentrazione e apprendimento; fisiche, soprattutto stanchezza e mancanza di energie e nel rimante dei casi anche conseguenze relazionali con tendenza ad isolarsi, problemi nella comunicazione e dialogo nella coppia e calo del desiderio sessuale.

Effetti della deprivazione di sonno sul metabolismo

Studi recenti hanno dimostrato che la deprivazione cronica di sonno può avere un impatto negativo importante sulmetabolismo, in quanto provoca una riduzione della tolleranza al glucosio e un aumento dell’insulino-resistenza, che, nel tempo, causano un sovraccarico e favoriscono l’esaurimento funzionale delle cellule beta del pancreas. Questi fenomeni sarebbero alla base di un maggiore rischio di diabete di tipo 2. Alcuni studi hanno inoltre evidenziato che in soggetti con iperglicemiaiperinsulinemia o diabete di tipo 2 non compensato, si osserva con maggiore frequenza un sonno alterato sia in qualità che in quantità. Un “cattivo sonno”, associato ad alterazioni del metabolismo degli zuccheri(glucidico), potrebbe quindi rappresentare una “relazione pericolosa” da non trascurare.

Alcuni ricercatori hanno inoltre osservato, nelle persone affette da diabete di tipo 2 soggette a deprivazione di sonno per lavoro turnista, un aumento dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c), a ulteriore conferma dell’importante relazione tra sonno e metabolismo glucidico.

La deprivazione di sonno influisce negativamente anche sul comportamento alimentare, favorendo la ricerca di cibi grassi e dolci, soprattutto nelle persone in restrizione dietetica. Questo comportamento sarebbe indotto da un aumento dei livelli plasmatici di leptina (un ormone secreto dal tessuto adiposo che induce senso di sazietà) e dalla contemporanea riduzione dei livelli di GHrelina (un ormone secreto a livello gastrico che stimola l’appetito), ma anche da altri fattori ancora da approfondire, come ad esempio la riduzione della secrezione di TSH (ormone stimolante la tiroide) e di testosterone.

Differenze di genere: le donne ne soffrono di più

“Dall’indagine Onda emerge anche che le donne tendono a valorizzare di più l’importanza del sonno rispetto agli uomini e un maggior numero di donne ritiene che un buon riposo ristoratore sia alla base del benessere della persona”, afferma Luigi Ferini Strambi, Primario UO Neurologia-Centro del Sonno, IRCCS San Raffaele Turro e Università Vita-Salute San Raffaele, Milano.

Secondo l’indagine, in generale le donne temono di più l’insorgenza di questi disturbi e di fatto ne soffrono più degli uomini: l’87% delle intervistate lamenta di avere questo problema rispetto al 67% del campione maschile. “Quanto affermato dalle donne è in effetti in linea con i dati scientifici secondo i quali l’insonnia è 1,5 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini e questo valore tende ad aumentare dopo i 65 anni”, prosegue Ferini Strambi. “Questo dato è in parte spiegato da una più marcata riduzione della secrezione di melatonina, ormone che regola il ciclo sonno-veglia, nelle donne rispetto agli uomini con l’avanzare degli anni. Anche la riduzione di progesterone, che ha un effetto sedativo e riduce i microrisvegli intrasonno, in menopausa può spiegare l’aumentata prevalenza di insonnia in questa fascia d’età. Inoltre, è noto che la depressione sia uno dei più importanti fattori scatenanti dell’insonnia cronica; non stupisce quindi che l’insonnia tenda a cronicizzare più frequentemente nella donna che è colpita dalla depressione in maniera doppia rispetto agli uomini”.

Diabete tipo 2, obesità, insulino-resistenza e disturbi del sonno

“Oltre ad avere importanti conseguenze sul piano psichico e di mancanza di energie”, commenta Stefano Genovese, Responsabile Unità di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Centro Cardiologico Monzino IRCCS, Milano, “l’alterazione dell’orologio biologico del nostro corpo per deprivazione di sonno anche parziale, ma ripetuta nel tempo o la compromissione della qualità del sonno, aumenta la probabilità di alcune malattie e questo è molto evidente per patologie metaboliche come il diabete di tipo 2 e l’obesità. Vari studi hanno dimostrato che chi dorme meno di 6-7 ore per notte ha un più elevato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e di andare incontro ad un eccessivo aumento di peso, infatti il sonno influenza il modo in cui il nostro corpo processa il glucosio e dormire poco è associato ad alterazioni di alcuni ormoni che regolano l’appetito e che influenzano l’apporto calorico”.

Alla luce di queste recenti evidenze, possiamo facilmente comprendere come migliorare la qualità del sonno sia fondamentale per garantire un maggiore benessere diurno, mentre ridurre le ore di sonno non migliora, anzi peggiora l’efficienza e la qualità della vita diurna. 

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