Sempre più spesso, nei tempi che corrono, si sente parlare di Polmonite Bilaterale. Ma cosa è precisamente questa malattia? La polmonite è un’infiammazione acuta dei polmoni che, se non riconosciuta e curata, può compromettere la capacità respiratoria, e quindi, in casi estremi, mettere a repentaglio la vita di chi ne venga colpito.
Più comunemente la polmonite si presenta in forma bilaterale, coinvolgendo entrambi i polmoni, proprio come accade anche nelle polmoniti da Covid-19 classificate come di tipo interstiziale.

SINTOMI
Tra i sintomi più comuni febbre, respiro corto, talvolta sibilante o difficoltoso, dolore al torace o alla schiena, tosse (prima secca, poi grassa), spossatezza, inappetenza, stato di malessere e indolimento generale. Ciascuno di noi può, una o più volte nella vita, ammalarsi di polmonite; non si tratta, infatti, di una infezione rara.

Sono, tuttavia, soprattutto i soggetti più fragili a essere vulnerabili a questo tipo di infezione, inclusa la polmonite da Covid-19: anziani, persone con malattie croniche del tratto respiratorio, bambini piccoli, pazienti immunodepressi, degenti ospedalieri. Fattori di rischio sono inoltre l’essere tabagisti, specialmente se di lunga data, e l’essere soggetti a ricorrenti infezioni delle prime vie respiratorie. Provocano la polmonite agenti infettivi di diversa natura: virus, come il Sars-Cov-2 meglio noto come Covid-19, batteri, funghi, protozoi. Ciascuna forma di polmonite assume caratteristiche un po’ diverse e prevede trattamenti differenziati.
Ad esempio, una comune causa di polmonite negli over 65 non vaccinati è il virus dell’influenza, che dalle prime vie respiratorie può, in caso di debolezza immunitaria, raggiungere i polmoni e creare focolai infettivi a carico degli alveoli, le piccolissime strutture a forma di grappolo che permettono all’ossigeno di raggiungere il sangue. In questo caso parliamo di una polmonite che si trasmette da persona a persona, e che si può curare solo con farmaci sintomatici.
Al contrario, una polmonite batterica, ad esempio causata dallo Streptococco pneumoniae (o pneumococco), può scatenarsi senza che vi sia stato alcun contagio da soggetto infetto, perché questi microrganismi si trovano comunemente nel nostro corpo, in particolare nelle mucose.
Quando siamo indeboliti, debilitati, anziani o abbiamo condizioni di stress particolari, tali germi possono diventare aggressivi fino a infettare i polmoni. Una polmonite batterica può essere più pericolosa di quella virale, presentare sintomi più severi, ma può essere curata con gli antibiotici, in particolare le penicilline. Nei casi in cui il quadro clinico appaia serio, è opportuno effettuare la terapia in regime di ricovero ospedaliero.

Ben prima della pandemia da nuovo coronavirus, la polmonite è sempre stata una malattia da non sottovalutare. Sebbene, infatti, la sua prognosi sia solo in casi rari negativa, il suo decorso e il fatto che colpisca organi vitali quali i polmoni andando ad affaticare la capacità respiratoria, sono e devono restare condizioni da monitorare attentamente, in regime di ricovero ospedaliero, quando necessario.

Sintomi dell’infiammazione acuta dei polmoni

Diagnosticare una polmonite dai sintomi non è sempre semplice. Talvolta, infatti, mancano segnali distintivi della malattia che consentano di differenziarla da un’altra infezione più “banale”, come una influenza stagionale o un raffreddore che non guarisca. Specialmente le polmoniti virali possono presentarsi “quasi” asintomatiche, o con manifestazioni sfumate ed eterogenee che possono facilmente essere sottovalutate o confuse con altro genere di malattia infettiva.
La polmonite può presentarsi facilmente senza febbre, sebbene il rialzo della temperatura sia un sintomo abbastanza frequente. La polmonite virale ha in molti casi origine da una precedente infezione alle prime vie respiratorie (naso, bronchi), e si manifesta inizialmente con sintomi simili influenzali tra cui mal di gola, mal di testa, febbre e brividi, spossatezza, dolori articolari e muscolari, inappetenza, tosse secca.
Da questo primario quadro sintomatologico non preoccupante, che può durare da qualche giorno a una settimana, si può però giungere a un rapido aggravamento della situazione generale, con disturbi severi tra cui:

  • Tosse che da secca si trasforma in produttiva (quindi con espettorato);
  • Dolori al petto;
  • Difficoltà respiratorie;
  • Febbre elevata;
  • Colorazione bluastra delle labbra;
  • Nei bambini nausea e/o vomito.

In alcuni casi una polmonite bilaterale può dare come sintomi anche dolori alla schiena, oltre che genericamente al torace. Con sintomi di questa natura, verosimilmente ci troveremmo di fronte a una polmonite virale acuta da trattare immediatamente. Se la malattia è di natura batterica, ovvero provocata dal pneumococco o da un altro bacillo, allora il primo sintomo, o uno dei primi, è rappresentato dal cosiddetto brivido “scuotente”, determinato da una reazione del sistema immunitario alla “liberazione” della tossina nel corpo.
Attenzione, anche nel caso di un’infezione bronco-polmonare di natura virale, se questa venisse trascurata, vi è la possibilità che si sovrapponga una infezione batterica, ben più seria, specialmente nei soggetti over 65.  In questo caso, ai sintomi già visti per la polmonite virale, si associano febbre ancora più elevata accompagnata da abbondante sudorazione, polso rapido e respiro ancora più difficoltoso, unghie bluastre (segno chiaro che il corpo è in forte debito di ossigeno) e l’espettorato può mostrare striature di sangue. Inutile dire che un simile quadro clinico preveda l’immediato ricovero ospedaliero.

Cause

La polmonite è una malattia infettiva che può essere causata da diversi agenti patogeni, tra cui virus e batteri. Quando questi microrganismi raggiungono i polmoni e li infettano, accade che gli alveoli, ovvero le componenti più piccole dell’”albero respiratorio”, che possiamo immaginare come piccole sacchettine cave che permettono lo scambio gassoso tra l’aria inspirata e il sangue, si infiammano riempiendosi di pus e compromettendo, in tal modo, la capacità respiratoria.

Tutti possiamo ammalarci di polmonite, naturalmente, ma ci sono dei precisi fattori di rischio di cui tenere conto, che aumentano le probabilità che questo avvenga. Per lo più sono a rischio tutti coloro che abbiano un sistema immunitario compromesso o indebolito, come, ad esempio, i malati di AIDS, sia bambini che adulti, i pazienti ospedalieri e in particolare chi sia reduce da interventi chirurgici, i dializzati e i neo trapiantati.
Altre categorie “a rischio” sono:

  • tabagisti(specialmente di vecchia data) e in generale coloro che sono esposti al fumo passivo per molte ore al giorno (ad esempio bambini, figli di tabagisti);
  • Coloro che soffrono di broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO), di asmao di fibrosi cistica;
  • Coloro che vivono in aree urbane fortemente inquinate(soprattutto bambini), o che siano esposti a sostanze chimiche irritanti per le vie respiratorie;
  • malati cronici, specialmente di malattie autoimmuni tra cui il diabete mellitoe l’artrite reumatoide con interessamento polmonare (il cosiddetto “polmone reumatoide”), i cardiopatici e chi soffra di insufficienza renale.

 

Diagnosi dell’infiammazione

Per diagnosticare una polmonite in atto può essere sufficiente una visita del proprio medico curante che, attraverso l’auscultazione dei polmoni e la valutazione dei segni clinici e dei sintomi lamentati dal paziente, si accorga che vi è un’infiammazione a carico dei polmoni.
Per avere la certezza di una polmonite di qualunque tipo, è però utile sottoporre il paziente a una radiografia toracica. Questo esame strumentale non solo permette di confermare la diagnosi, soprattutto in casi dubbi, quando la sintomatologia sia sfumata e possa in parte sovrapporsi a quella di una bronchite o di un’altra infezione respiratoria, ma aiuta il medico a capire quanto sia estesa l’infiammazione.
Per individuare il microrganismo che ha provocato l’infezione polmonare, e quindi stabilire il tipo di terapia farmacologica adeguata al caso (soprattutto se parliamo di polmonite batterica o atipica, trattabili con antibiotici), può essere utile anche un esame dell’espettorato al microscopio o l’emocoltura, ovvero la ricerca dei microrganismi infettivi nel sangue.
In presenza di polmoniti di grado severo in cui il quadro clinico generale del paziente sia più drammatico, sarà necessario anche procedere a una serie di analisi più approfondite per capire se, e in quale misura, l’infezione si sia estesa ad altri organi quali reni e cuore, e all’emogasanalisi, necessaria per verificare la capacità respiratoria dell’ammalato/a.

Trattamento della polmonite

Il trattamento della polmonite dipende da diversi fattori quali:

  • Età e condizioni generalidi salute del paziente;
  • Gravità dei sintomi;
  • Tipologiadi polmonite.

In generale, sia le polmoniti virali, che batteriche o atipiche, possono essere curate in casa, o necessitare di un ricovero ospedaliero. Scopo di qualunque terapia è quello di favorire la guarigione dall’infezione, ma anche di prevenire eventuali complicanze; per tale ragione è importantissimo evitare il fai da te e seguire con scrupolo le indicazioni del proprio medico, o del pediatra, in caso la malattia abbia colpito un bambino.

La polmonite batterica necessita di terapia antibiotica, che spesso viene comunque somministrata anche in caso dubbio, specialmente per evitare che a un’infezione virale si sovrapponga un focolaio batterico.
In caso di polmonite virale acuta, tuttavia, la cura antibiotica risulta inutile per contrastare l’infezione e alleviare i sintomi, perché questi farmaci non sono efficaci contro i virus. Spesso, infatti, la polmonite virale non viene trattata farmacologicamente – specialmente se il paziente è in buone condizioni generali – perché il sistema immunitario è in grado di superare l’infezione da solo. In questi casi si procede a un trattamento sintomatologico che prevede questi passaggi:

  • Somministrazione di antipiretici in caso di febbre elevata.
  • Assunzione di molti liquidi per combattere la disidratazione che la febbre e la sudorazione possono provocare, e per fluidificare il muco intrappolato nelle basse vie respiratorie e facilitarne l’eliminazione.

In caso di tosse, è bene evitare di assumere farmaci specifici o sciroppi in autonomia. Per quanto fastidiosa, infatti, la tosse è utile al corpo per eliminare i germi infettivi, e “bloccarla” farmacologicamente potrebbe rallentare il processo di guarigione.

Fare attenzione all’umidità degli ambienti in cui si trova il malato/a. Il microclima non deve essere troppo secco, pertanto occorre umidificare l’aria (l’umidità dovrà essere almeno del 50%), e ogni tanto è bene arieggiare. Il/a paziente dovrà inoltre stare lontano/a da fumo o altre fonti inquinanti.
L’alimentazione dovrà essere, soprattutto nella fase acuta della malattia, semiliquida, e basata per lo più su alimenti tiepidi e di facile digestione, quali latte caldo, tè, passati di verdure e minestroni, brodi, tisane ecc.
Il riposo dovrà essere assoluto fino a completa guarigione.

In genere, se insorgono complicazioni, una polmonite acuta, virale o batterica, si supera nel giro di qualche settimana.
In alcuni casi può rendersi necessario un ricovero ospedaliero per un trattamento d’urto o d’emergenza. In questi casi di norma viene seguito un protocollo collaudato che prevede una terapia antibiotica ad ampio spettro, la somministrazione di fluidi per endovena e, eventualmente, la terapia con l’ossigeno per aiutare la respirazione.

Quanto può durare il ricovero per una polmonite? Dipende dalla velocità con cui il corpo reagisce alle terapie. Può bastare una settimana, come può essere necessario un mese. Spesso questa malattia lascia spossati, stanchi, smagriti, ma è importante non forzare i propri tempi di recupero, o quelli dei bambini/e o degli anziani che ne siano stati colpiti.
Per sincerarsi dell’avvenuta guarigione, i medici (anche il proprio medico di famiglia pediatra, in caso di cure casalinghe), in genere prescrivono un’altra radiografia del torace, dalla quale è possibile valutare lo stato dei polmoni.

 

FONTE:

 

 

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