Le ricerche condotte nel Nord Europa parlano di possibili aumenti dei casi di infarto con le alterazioni della luce. Ma non bisogna preoccuparsi. Ricordiamo però che l’insonnia può diventare un nemico per la salute del cuore anche facilitando il sovrappeso.

Manca poco al ritorno dell’ora solare. Nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre ci toccherà spostare le lancette dell’orologio un’ora indietro, dalle tre alle due, con tutte le conseguenze che questo gesto apparentemente semplice comporta. A cambiare sarà soprattutto il numero di ore di luce durante la giornata, che proprio durante i mesi invernali diminuiscono drasticamente, anche se, di contro, potremo dormire un’ora in più del solito. Si tratta di un cambiamento che per molti è impercettibile ma che ha una serie di ripercussioni sulle nostre capacità psicofisiche. È per questo che capita di sentirsi scombussolati per giorni o anche settimane, con alcuni effetti collaterali come sonnolenza, difficoltà di risveglio, diminuzione delle energie, alterazioni dell’umore e difficoltà a concentrarsi.

In ogni caso per ristabilire l’equilibrio interno, spiegano gli esperti, basta impegnarsi ad una maggiore costanza andando a dormire sempre allo stesso orario, consumare dei pasti leggeri, bere a sufficienza e fare sport. Giunte le ore serali è utile rilassarsi a sufficienza per favorire l’arrivo del sonno. In generale, avvertono gli esperti, uno degli effetti del ritorno all’ora solare è un maggiore nervosismo.

Come forse avrete letto, in queste settimane, al Parlamento europeo si sta discutendo anche della possibilità di non dover più passare da un cambio d’ora ad un altro. Gli eurodeputati dovranno infatti valutare approfonditamente la questione, dopo che alcuni gruppi avevano chiesto alla commissione di cancellare l’ora legale. Il motivo? Turbare due volte all’anno l’orologio interno degli individui porta danni alla salute. I problemi del cambio ora sono legati alla necessità di riallineare i ritmi biologici: quello che accade è paragonabile ad un “piccolo” jet-lag!

La ricerca scientifica dà ragione ad alcune delle lamentele più comuni su questa convenzione (adottata definitivamente in Italia nel 1966 dopo essere stata introdotta come misura per il risparmio energetico durante la prima e la seconda guerra mondiale) e aggiunge sostanza alla teoria che il cambio d’ora “fa male” alla salute.

Secondo uno studio condotto al Karolinska Institute di Stoccolma apparso nel 2008 su New England Journal of Medicine l’effetto dello spostamento delle lancette si farebbe sentire nei sette giorni successivi con un aumento, anche se minimo, degli infarti del miocardio, soprattutto durante il passaggio dall’ora solare a quella legale. Si sa che il rischio di infarto è più alto al mattino rispetto ad altri momenti del giorno, probabilmente perché al risveglio il sistema cardiovascolare deve adattarsi rapidamente a vari cambiamenti. Questo cambiamento, forse, aggiunge stress a stress, e aumenta per le persone a rischio le probabilità di incorrere in un attacco. I medici suggeriscono a chi soffre di cuore di adattarsi gradatamente al cambio di orario, anche solo un quarto d’ora alla volta.

Più in generale, a prescindere dal “salto” di un’ora, è opportuno ricordare che esiste infatti uno stretto rapporto tra metabolismo, regolazione del peso corporeo e insonnia. Diversi studi hanno mostrato che i soggetti che dormono di meno hanno una possibilità più alta di divenire obesi e d’altra parte i soggetti obesi lamentano più frequentemente di sonnolenza diurna. Spiegare questa correlazione non è semplice, tuttavia si è osservato che la restrizione di sonno può determinare alterazioni nella secrezione di ormoni che regolano il senso dell’appetito e la spesa energetica.  In particolare, la deprivazione di sonno determina una ridotta secrezione della leptina, ormone che favorisce la riduzione del senso dell’appetito e al contempo facilita il consumo calorico.  Allo stesso tempo la produzione di grelina, ormone che stimola l’appetito, appare aumentata dopo deprivazione di sonno. Il problema si manifesta a tutte le età.  Secondo una ricerca apparsa sulla rivista Pediatrics, tra i giovani che dormono meno di otto ore e mezzo per notte si riscontra un tasso di obesità del 23,5 per cento, che cala al 12 per cento tra quanti hanno una media di sonno di oltre nove ore e 25 minuti. A confermare lo stretto legame tra carenza di sonno e peso corporeo ci sono le cifre che emergono da studi condotti sugli adulti.

Rinunciando al cambio dell’ora, se dovesse essere approvata la proposta legislativa della Commissione Ue per abolire il cambio d’ora due volte l’anno da quella solare a quella legale, si dovrebbe avere qualche infarto e ictus in meno, evitando anche lo stress dovuto al sonno perso.

FONTI:

 

Pin It on Pinterest